L’attacco europeo alla libertà della rete

set 25, 2012 0 comments
CleanIT
Di Mazzetta
http://mazzetta.wordpress.com
Le vie dell’inferno sono lastricate di buone intenzioni, che sono sempre le stesse. Non riuscendo a imporre per legge certe misure che restringono la libertà della rete, qualcuno prova sta provando a introdurle per vie traverse.
Nei mesi scorsi sono cadute davanti a diverse assemblee elettive alcune proposte di legge, e trattati internazionali, dal contenuto sovrapponibile e curiosamente figlie degli stessi autori. ACTA, SOPA e PIPA (e altri) hanno rappresentato tentativi malamente mascherati d’introdurre un controllo sulla rete basato sull’attività poliziesca privata da parte di fornitori di servizi internet, che secondo questa impostazione dovrebbero assumere i compiti di poliziotti, giudici e secondini della rete. Il tutto ad esclusivo vantaggio delle grandi corporation che prosperano su una concezione monopolista del copyright e della sua tutela e che ovviamente fanno cartello e lobbying ovunque nel mondo per tutelare i propri interessi.
Alle stesse caratteristiche corrisponde ad esempio il pericoloso: “Can we make the Internet a safer place for children?“, sponsorizzato dalla Task Force for Co-ordination of Media Affairs europea, un progetto che si propone ovviamente la protezione dei minori dai bruti che s’aggirano per la rete, finendo per proporre un sacco di “rimedi” che le aziende coinvolte dovrebbero adottare volontariamente per rendere la rete un posto più sicuro. Di recente si è scoperto poi che l’iniziativa è stata in qualche modo clonata nel progetto CleanIT, che invece si propone di proteggere la rete da un’altra grande minaccia che incombe su tutti noi: il terrorismo.
Tutte iniziative abbastanza in vista, che però attirano poco l’attenzione dei media e finiscono per interessare soprattutto ai lobbysti e a quei politici pronti a vendersi alle loro attenzioni, realizzando in tal modo e in maniera abbastanza naturale, delle concentrazioni di teste devote a proporre legislazioni sempre uguali nello spirito e nella forma attorno ai progetti di questo tipo.
Il progetto CleanIt annuncia di voler combattere il terrorismo attraverso misure d’autodisciplina volontaria che difendano la legalità. La definizione è abbastanza fumosa, ma non è che i primi incontri avessero chiarito bene che cosa fare, oltre alla necessità di fare “qualcosa” per risolvere il problema dei “terroristi” che s’aggirano anonimi su internet. Incontri che sono stati frequentati per lo più da compagnie specializzate nel filtrare i contenuti, che ovviamente in iniziative del genere sentono sempre odore di business.
La presenza ha pagato e CleanIt ha fatto il pieno di proposte utili, che si possono rintracciare in un documento intitolato: “ Detailed recomendations document for best practices and permanent dialogue” (diffuso da EDRI qualche giorno fa) che raccoglie una bozza di proposte non troppo innovative, ma di sicuro effetto repressivo/depressivo, come quelle volte a colpire chi “irresponsabilmente” non si doti dei filtri contro certo traffico richiesti dai governi. L’idea è quella d’incentivare le internet company a rimuovere su base volontaria i contenuti indesiderati e in questo caso si suggerisce che dovrebbero farlo di propria volontà, opponendo i propri “termini di servizio” invece che facendo riferimento alle leggi o d’attendere l’ordine delle autorità (di solito giudiziarie) competenti. Un’ottima idea per aggirare il parere contrario del legislatore europeo e di molti governi dei paesi membri, che hanno già respinto diverse proposte del genere nel recente passato.

Ma è a scendere nei dettagli delle proposte contenute nel documento che c’è da trasecolare. Due autorità europee “indipendenti” finanziate da due ministeri europei diversi, stanno avanzando lo stesso tipo di legislazione che, su base “volontaria”, mira a incentivare le aziende ad operare censure non previste dalle leggi europee. E per di più le spinge a farlo dilatando i “terms of service” in modo da riservare loro il potere assoluto nelle decisioni e proteggersi così dalle possibili rivendicazioni degli utenti penalizzati. Se la Commissione Europea ha stabilito che gli stati membri non possono forzare i provider a usare l’ispezione in profondità dei pacchetti di dati ( deep packet inspection – DPI), c’è chi sta spianando la strada perché i governi possano “incentivare” i fornitori di servizi internet a farlo “volontariamente”.
Tra le altre proposte contenute nel documento c’è poi la rimozione delle leggi che vietano il filtro e la sorveglianza delle connessioni dei dipendenti/lavoratori, ma anche la possibilità per le autorità di ordinare la rimozione senza notifiche preventive. Una perla è quella per la quale fornire “coscientemente” link a “contenuto terrorista” è da equiparare all’attività terroristica, e non si parla di materiale identificato come “terrorista” da un giudice.
Un vecchio cavallo di battaglia delle corporation è poi la fine dell’anonimato in rete, dicono che ci vorrebbe una legge per prevenire l’accesso anonimo alla rete, tutti dovrebbero navigare solo dopo aver mostrato la carta d’identità agli internet provider, par di capire. Invece a chi segnala contenuti illegali dovrebbe essere garantito l’anonimato, salvo conservarne l’IP per punirlo se fa il furbo o per dare la precedenza alle sue segnalazioni una volta riconosciuto per affidabile. Pretese lunari, anche perché si parla della legislazione per l’Europa che, se per caso queste meraviglie diventassero realtà, si troverebbe con una rete diversa da internet, una rete filtrata nella quale non valgono le regole dell’internet del “mondo libero”, con filtri che possibilmente impediscano anche di ricaricare altrove i contenuti rimossi da un sito e tenuti a memoria dalla lista del materiale dannato.

L’idea di rendere “responsabili” (aka punibili) gli ISP che non facciano “ragionevoli” sforzi d’impiegare la tecnologia di sorveglianza per identificare l’uso che i “terroristi” (?) fanno della rete è il bastone. Da anni quelli che usano internet e vorrebbero regole a loro uso e consumo cercano d’imporre questo tipo di responsabilità in capo a quelli che fanno internet, che per fortuna si difendono bene, motivati dal non volersi accollare costi, difficoltà e un ruolo di polizia privata dal quale possono ricavare solo incomodi e spese.
Nelle idee circolate a CleanIt c’è anche la carota, l’incentivo per provare a risolvere questa ritrosia. I governi dovrebbero infatti concedere appalti pubblici di preferenza a quegli ISP che si rendono più utili in questo senso. Chissà cos’avrebbe da dire l’autorità per la concorrenza. Una linearità che però quando s’arriva alle proposte dei blocchi agli utenti (Ai pedofili? Ai terroristi?) si perde, perché le proposte sono diverse e persino in contrasto tra di loro, oltre che con le regole vigenti.
Pare insomma che per difenderci dai bruti che insidiano i bambini e dai “terroristi”, qualcuno in Europa stia proponendo l’introduzione delle note idee già contenute in capolavori come ACTA, SOPA e PIPA a tutela dalla proprietà intellettuale. Quasi che si cerchi per questa via d’introdurre pratiche e limitazioni alla rete che poi, una volta sdoganate su base “volontaria” possano essere in qualche modo estese alla protezione di altri interessi legalmente riconosciuti per  meritevoli di tutela, come ad esempio l’integrità della proprietà privata del diritto di copyright. Pratiche poi utili a facilitare un controllo autoritario della rete stessa da parte dei governi che, controllando la borsa, controllerebbero anche criteri e usi della rete filtrabile e filtrata. Il tutto ovviamente in nome della battaglia ai pedofili e ai terroristi, perché queste proposte assurde nascono da persone che si dicono motivate da nobili sentimenti e animate dal desiderio di proteggere noi e i nostri figli. Quale sia lo spirito d’iniziative del genere invece è fin troppo chiaro e non ha nulla a che fare con la lotta al terrorismo in rete (?) o alla protezione dei minori dai bruti.

Fonte:http://mazzetta.wordpress.com/2012/09/25/lattacco-europeo-alla-liberta-della-rete/

http://www.giornalettismo.com/archives/509919/lattacco-europeo-alla-liberta-della-rete/

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