http://www.psicologiasistemica.net
L’idea
che si possa pensare la mente
esterna al corpo è
sicuramente poco intuitiva per chi, come noi, è cresciuto in una
cultura individualista e dunque una concezione della mente come
interna al soggetto.
Il
nostro modo di vivere, di organizzarci, di parlare fa, sempre,
implicitamente riferimento ad un’immagine individuale e
intrapsichica dei processi mentali. Come a dire che se faccio, dico o
penso qualcosa è completamente una mia responsabilità e così vale
per gli altri. Anche alcuni degli orientamenti più diffusi in
psicologia e psicoterapia utilizzano un modello di mente simile a
questo.
In
controtendenza però alcuni psicologi e filosofi della mente
promuovono un’idea diversa, quella di una mente “distribuita”,
ad esempio Barbara
Rogoff:
L’idea che i processi cognitivi siano distribuiti tra l’individuo, gli altri e gli strumenti e le istituzioni culturali può essere difficile da comprendere se si assume che il pensiero risieda interamente nelle menti degli individui. La prospettiva dello sviluppo come partecipazione dinamica ad attività socioculturali rifiuta il principio che esista un confine arbitrario tra l’individuo e il resto del mondo, ritenendo che esso abbia provocato complicazioni inutile nello studio dello sviluppo cognitivo e ostacolato la comprensione del rapporto tra processi individuali, interpersonali e comunitari.
Questa
concezione può essere ricondotta nell’ambito delle posizioni’
“esternaliste”
che
sostengono che la mente non dipenda solo dai processi
chimico-elettrici che hanno luogo nel cervello e nel sistema nervoso
ed è alla base anche della psicologia sistemica.
A
promuovere questa visione originale dell’intelligenza
contribuiscono alcune ricerche sugli “slime molds”, organismi
unicellulari che hanno la capacità di mettersi assieme per creare un
unico ammasso di cellule che funziona similmente ad un organismo.
A
quanto emerge da una di queste ricerche, condotta
da scienziati australiani e ripresa dalla BBC, pare
che questo organismo (Physarum
polycephalum)
– decisamente privo
di cervello e di sistema nervoso –
possa
mettere in atto comportamenti “intelligenti” tanto da far
affermare a Chris Reid, uno degli autori dell’articolo:
Per essere un organismo monocellulare ha continuamente sorpreso i ricercatori con le sue abilità , come quella di capire i labirinti, anticipare eventi ripetitivi, e persino prendere decisioni irrazionali come facciamo noi. E’ una creatura davvero notevole e sta ridefinendo la nostra nozione di intelligenza.
La
ricerca mette infatti in evidenza come
il physarum
policephalum sia
in grado di “memorizzare” i percorsi
migliori per raggiungere il cibo anche
quando tra i due sia posto un ostacolo. L’organismo, che è
informe, allunga i suoi tessuti nell’ambiente alla ricerca di cibo:
dove l’ambiente è favorevole il tessuto si muove velocemente
mentre si ferma o si ritira quando percepisce un ostacolo o qualcosa
di nocivo.
Se
l’area esplorata non è interessante il physarum lascia
una traccia chimica come marcatore che dice “qui sono già passato”
e in questo modo, per prove ed errori, arriva al suo obiettivo, il
cibo. Le tracce chimiche però costituiscono una forma di memoria,
che rende le prestazioni di questa cellula molto migliori che se si
muovesse a caso.
In
questo caso si
può parlare di una sorta di memoria esterna,
e dà un’idea di come l’ambiente esterno e i segnali che esso
contiene contribuiscano a creare una forma
d’intelligenza che si crea nella relazione tra organismo e
contesto.
L’idea
ricorda alla lontana la teoria dei
vincoli ed inviti che
Donald Normal (nel suo libro La
caffettiera del masochista)
ipotizza per gli oggetti d’uso quotidiano, il cui design (se ben
fatto) è capace di suggerirci cosa ci possiamo fare e cosa no,
contribuendo così a renderci intelligenti o stupidi.
La
sua capacità di trovare percorsi brevi è così alta che un
altro gruppo
di scienziati giapponesi l’ha
utilizzato per verificare la bontà della rete ferroviaria che
collega tokyo ai centri urbani circostanti e verificando che
l’organismo ha effettivamente costruito una struttura molto simile
al network ferroviario realmente esistente!
Fonte:http://www.psicologiasistemica.net/wp/2012/10/10/la-mente-esterna-quanto-siamo-simili-alle-amebe/
Commenti
Posta un commento
Partecipa alla discussione