Idolatria del potere e controllo di massa

giu 6, 2014 0 comments

Gli agenti dell’élite mondiale sono stati da sempre impegnati nella guerra contro i popoli della Terra. L’avidità è il motore trainante di questa guerra, un’avidità così penetrante da colpire l’intero pianeta insieme agli esseri che lo popolano. In tempi recenti tutto questo è stato giustificato con un certo tipo di filosofia, quella del controllo delle masse, che è ormai arrivata a perseguire l’obiettivo della manipolazione totale della vita dell’essere umano, plasmandone addirittura la percezione di sé e della realtà che lo circonda.



Pur essendo la brama di potere rintracciabile sin dalla notte dei tempi, un particolare interesse sul tema si sviluppò in Germania a partire dalla fine del XIX secolo, contemporaneamente alla sua espansione militare ed industriale, grazie alle quali divenne la maggiore potenza europea. La rivoluzione nel pensiero filosofico e scientifico di questo Paese si sarebbe poi diffusa a livello mondiale portando dei miglioramenti tecnologici positivi, ma anche, paradossalmente, parecchi aspetti negativi.
Il repentino cambiamento da una situazione politica relativamente debole e di economia povera ad una di potenza mondiale e di prosperità risultò di grande impatto sul carattere della Germania e del suo popolo. La visione materialista della vita, all’epoca, era già diffusa a livello mondiale e l’idolatria del potere non si limitava ai confini tedeschi, ma il loro effetto risultò devastante e corrosivo per una nazione che non era abituata al potere.
Uno degli aspetti di questo cambiamento, l’idolatria del potere, fu la trasformazione negativa delle scienze psicologiche. I precedenti approcci umanistici relativi alla comprensione dell’essere umano furono sostituiti alla fine del XIX secolo da una filosofia scientifica che sarebbe stata utilizzata non più per capire l’Uomo, ma come giustificazione ad un nuovo feudalesimo e come meccanismo di controllo puro.

La revisione materialista della psicologia fu in gran parte introdotta dal lavoro dello psicologo tedesco Wilhelm Maximilian Wundt, professore di filosofia all’Università di Lipsia che nel 1875 stabilì il primo laboratorio di psicologia mondiale. È interessante notare che prove documentali dimostrano l’appartenenza del nonno di Wundt alla società segreta degli Illuminati. Non sarebbe quindi irragionevole pensare che anche il nipote ne fosse membro.
Riflettendo in pieno l’ondata di materialismo nel pensiero tedesco, cominciata con Schopenhauer all’inizio del XIX secolo e successivamente culminata con Karl Marx, Wundt rifiutò completamente l’idea romantica che l’Uomo avesse potuto avere un’anima o qualche altro aspetto profondo se non quello puramente fisico, ossia trattandolo come un qualsiasi animale.



Seguendo questa linea di pensiero, che sarebbe poi diventata nota in psicologia col nome di Strutturalismo, Wundt sottolineò che tutti gli studi psicologici avrebbero dovuto dipendere esclusivamente dallo studio delle reazioni del corpo. Secondo il professore i segreti dell’essere umano si sarebbero potuti scoprire  solamente attraverso mezzi meccanici: misurazioni, analisi e dissezioni di corpi. In seguito all’influenza delle idee di Wundt nel campo delle scienze psicologiche, molti scienziati (ed i membri dell’élite per i quali lavoravano) si sentirono giustificati ed autorizzati a trattare gli essere umani come meri pezzi di carne.



La dottrina della psicologia materialista si diffuse rapidamente attraverso almeno ventiquattro laboratori stabiliti dagli studenti di Wundt tra il 1883 ed il 1893, ansiosi di espandere gli studi in altri campi, come quello dell’educazione. L’approccio materialistico del professor Wundt avrebbe influenzato il pensiero dei maggiori psicologi, psichiatri, educatori e sociologi del XX secolo.
Uno dei personaggi che seguì il mantra di Wundt fu un russo: Ivan Petrovič Pavlov. Pavlov condusse un’ampia gamma di ricerche relative alle tecniche di controllo, utilizzando principalmente cani per i suoi esperimenti.



Famoso è l’esperimento nel quale stimolava la salivazione dei soggetti attraverso il cibo mentre contemporaneamente faceva suonare una campanella. Dopo un certo numero di volte la salivazione del cane veniva provocata direttamente con il solo suono della campana. Altri esperimenti condotti da Pavlov prevedevano l’utilizzo di ricompense o punizioni. Attraverso questi approcci, Pavlov sviluppò la sua teoria dei riflessi condizionati, dimostrando che gli animali agiscono in base a  modelli di reazioni condizionate e che il condizionamento può essere indotto artificialmente. I risultati degli esperimenti di Pavlov non sfuggirono ai pianificatori sociali dell’epoca e nemmeno a quelli successivi.

Commenti

Related Posts

{{posts[0].title}}

{{posts[0].date}} {{posts[0].commentsNum}} {{messages_comments}}

{{posts[1].title}}

{{posts[1].date}} {{posts[1].commentsNum}} {{messages_comments}}

{{posts[2].title}}

{{posts[2].date}} {{posts[2].commentsNum}} {{messages_comments}}

{{posts[3].title}}

{{posts[3].date}} {{posts[3].commentsNum}} {{messages_comments}}

Search

tags

Modulo di contatto