L’Arabia Saudita minaccia di attaccare la Siria se Assad non si dimette

set 30, 2015 0 comments
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Il presidente siriano Bashar al-Assad deve abbandonare il potere o dovrà affrontare una “alternativa militare”, ha minacciato oggi il ministro saudita degli Affari Esteri, Adel al-Yubeir.
“Ci sono due opzioni per la Siria, una è politica, nel corso della quale di creerebbe un consiglio di transizione. L’altra è una opzione militare, che anche quella dovrà concludersi con la distruzione di Al-Assad”, ha avvertito il Martedì il capo della diplomazia saudita.





Al-Yubeir ha fatto queste dichiarazioni ai giornalisti al margine dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, celebrata a New York, in un momento in cui i paesi occiddntali, tra essi gli USA ed il Regno Unito, hanno cambiato la loro impostazione in riferimento al ruolo del presidente siriano nel futuro del paese arabo e quando si arriverà alla fine del conflitto.
Secondo il ministro saudita, “l’opzione militare consisterebbe in un processo più lungo e più distruttivo. “ma è un opzione che spetta interamente a Bashar al-Assad”, poichè non c’è futuro per lui in Siria”.
Il titolare della Cancelleria dell’Arabia Saudita, un paese che, assieme alla Turchia, da sempre è  stato il principale antagonista di Al-Assad, non ha offerto dettagli su quale sarebbe la strategia militare, ma ha menzionato l’appoggio che Riyad sta fornendo ai denominati “ribelli moderati” radicati in Siria, quelli che Damasco definisce terroristi.
“Vogliamo sperare di aumentare ed intensificare questo appoggio ai gruppi armati che combattono per rovesciare il Governo della Siria”, ha manifestato il ministro saudita.
Allo stesso modo il ministro ha rigettato le iniziative diplomatiche della Russia per formare una coalizione internazionale per fare fronte al gruppo terrorista dell’ISIS (Stato Islamico), con la partecipazione di Damasco.
Nota: Al rappresentante della monarchia saudita, alleato degli USA e dell’Occidente, non sono state fatte domande circa il conflitto che la stessa Arabia Saudita sostiene nello Yemen (con il sostegno di USA ed Israele), un paese che da sei mesi si trova sotto i bombardamenti delle forze saudite che vogliono, anche in quel caso, imporre un cambiamento di regime. Ne sta facendo le spese la popolazione civile fra la quale ci sono state migliaia di vittime ed una situazione da catastrofe umanitaria anche a causa del blocco aereonavale imposto al paese che impedisce l’arrivo di generi essenziali e medicinali per alleviare le sofferenze della popolazione.
Il conflitto in Siria ha segnato il programma della 70a Assemblea dell’ONU dove i mandatari dell’Iran e della Russia, rispettivamente Hasan Rohani y Vladimir Putin, hanno manifestato l’urgenza di appoggiare il Governo legittimo di Damasco nella sua lotta contro le sanguinarie bande dei terroristi (sostenute dall’esterno).
Nota: Il regime della Monarchia dei Saud manifesta tutta la sua insofferenza per il governo siriano di Bashar al-Assad e rivendica in modo palese di appoggiare il gruppi terroristi (pudicamente definiti “moderati”) che operano in Siria contro l’Esercito siriano e contro la popolazione che, nella sua stragrande maggioranza, sostiene il governo nella sua lotta contro la barbarie terrorista.
Gli Stati Uniti che, da oltre un anno, guidano la coalizione contro l’ISIS, che fino ad ora ha prodotto scarsi risultati, considerano Assad un “dittatore sanguinario” mentre sono stretti alleati da molti anni con l’Arabia Saudita, un regime assolutista ed oscurantista che è solito tagliare la testa agli oppositori, che reprime qualsiasi rivolta nel sangue, che perseguita le minoranze religiose, e che fa lapidare le donne adultere. Tuttavia la dinastia dei Saud, monarchia ereditaria dello Stato Saudita (così come le altre monarchie degli stati del Golfo) viene considerata un “paese democratico” dagli USA in quanto alleato e  conforme agli interessi occidentali.
Questo rivela tutta l’ipopcrisia e la falsa propaganda degli USA e dei media atlantisti che accusano di “tirannia” e di violazione dei “diritti umani” tutti i paesi non conformi agli interessi degli USA e dell’Occidente, come i passato era toccato al libico Gheddafi, a Saddam Hussein, a venezolano Hugo Chavez, al serbo Milosevic ed a molti altri personaggi sgraditi a Washington.
La campagna di demonizzazione contro Assad sta toccando in questi giorni l’apice in modo da preparare l’opinione pubblica occidentale ad un nuovo conflitto, che naturalmente sarà, come altre volte accaduto in passato, finalizzato a “portare la democrazia” in Siria.
Traduzione e note: Luciano Lago

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