AMERICA IN DECLINO

ago 7, 2011 0 comments
DI NOAM CHOMSKY
Information Clearing House

“È un argomento comune” che gli Stati Uniti, che “solo pochi anni fa venerati per marciare sul mondo come un colosso dalla potenza incomparabile e dal fascino inarrivabile siano in declino, con la minaccia di dover affrontare la prospettiva della decadenza finale”, ha scritto Giacomo Chiozza nel Political Science Quarterly.
L’argomento è davvero largamente condiviso. E con una qualche ragione, visto che una serie di affermazioni sono corrette. Per iniziare, il declino è iniziato fin dal massimo della potenza degli Stati Uniti dopo la Seconda Guerra Mondiale, e il significativo trionfalismo dopo la Guerra del Golfo degli anni ’90 era solamente il segno di una delusione di sé.

Un altro tema comune, almeno tra quelli che non sono coscientemente ciechi, è che il declino americano è per larga parte auto-inflitto. Lo spettacolo comico di scena a Washington quest’estate, che ha disgustato il paese e sconcertato il mondo, potrebbe non avere raffronti negli annali della democrazia parlamentare.
Lo spettacolo è arrivato persino al punto di spaventare gli sponsor della sciarada. Il potere delle grandi aziende è ora angosciato dal fatto che gli estremisti che hanno contribuito a far insediare possano nei fatti buttare giù l’interno edificio su cui si poggiano le proprie ricchezze e i propri privilegi, la forte struttura che ha fatto da badante per nutrire i propri interessi.
L’influenza del potere delle aziende sulla politica e sulla società – in questo momento soprattutto nel campo della finanza– ha raggiunto un punto in cui le organizzazioni politiche - che a questo punto somigliano a stento a partiti politici tradizionali – sono assolutamente a destra rispetto alle opinioni dibattute dalla popolazione.
Per la gente, la preoccupazione principale è la disoccupazione. Nelle circostanze attuali, la crisi potrebbe essere sorpassata solo con un significativo stimolo del governo, ben oltre quello ora realizzato, che a malapena riesce a dare una risposta al declino della spesa locale e a quella dello stato, anche se persino queste iniziative limitate probabilmente sono riuscite a salvare milioni di posti di lavoro.
Per le istituzioni finanziarie l’aspetto fondamentale è il deficit. Per questo, solo il deficit è oggetto di analisi. Una larga maggioranza della popolazione vorrebbe attaccare il passivo tassando le persone davvero ricche (il 72 per cento, il 27 si oppone), come riporta un sondaggio del Washington Post-ABC News. I tagli alla sanità sono malvisti da una schiacciante maggioranza (69 per cento per Medicaid, il 78 perMedicare). Il risultato probabile sarà ovviamente l’opposto.
Il Programma sulle Caratteristiche della Politica Internazionale indaga le proposte della gente per eliminare il debito pubblico. Il direttore Steven Kull ha scritto: “È chiaro che sia l’amministrazione che la Camera (dei Rappresentanti) guidata dai Repubblicani non sono in armonia con i valori e le priorità indicate dalle persone riguardo al bilancio.”
Il sondaggio illustra una profonda spaccatura: “La più grande differenza sulle spese è che il pubblico è a favore di tagli decisi alle spese per la difesa, mentre l’amministrazione e la Camera propongono modesti incrementi. Il pubblico è anche a favore di una maggiore spesa per la formazione sul lavoro, l’educazione e il controllo dell’inquinamento rispetto a quanto fatto dall’amministrazione o dalla Camera.”
Il “compromesso” finale – più precisamente, una capitolazione all’estrema destra – è l’esatto opposto, è porterà quasi certamente a una crescita più lenta e a guai nel lungo termine a tutti eccetto che ai ricchi e alle corporations, che stanno incamerando il massimo di profitti.
Una cosa neppure analizzata è se il deficit possa essere eliminato se, come ha indicato l’economista Dean Baker, il disfunzionale sistema sanitario privatizzato negli U.S. venisse sostituito da uno simile a quello delle altre società industrializzate, che hanno la metà del costo pro capite e risultati sulla salute che sono simili o migliori.
Le istituzioni finanziarie e Big Pharma sono fin troppo potenti perché simili opportunità vengano considerate, anche se il concetto in sé sembra tutt’altro che utopistico. Al di fuori dell’ordine del giorno per ragioni simili sono altre opzioni economicamente sensate, come quelle di piccole tasse sulle transazioni finanziarie.
Nel frattempo vengono sempre elargiti ricchi doni a Wall Street. L’House Appropriations Committee ha tagliato le richieste di finanziamento per la Securities and Exchange Commission, la principale barriera contro la frode finanziaria. L’Agenzia a Tutela dei Consumatori è improbabile che riesca a rimanerne indenne.
Il Congresso brandisce altre armi nella sua battaglia contro le future generazioni. Di fronte al muro dei Repubblicani che si oppone alla protezione ambientale, American Electric Power, una grande utility, ha messo da parte “le più forti iniziative in tutta la nazione per catturare il biossido di carbonio da una centrale a carbone, dovendo affrontare un forte colpo alle possibilità di rallentare le emissioni responsabili del riscaldamento globale”, come riportato dal New York Times.
I colpi auto-inflitti, che sono sempre più forti, non sono un’innovazione recente. Risalgono agli anni ‘70, quando l’economia politica nazionale fu sottoposta a grosse trasformazioni, terminando in quello che viene comunemente definita “l’Età dell’Oro” del capitalismo (di stato).
I due fattori fondamentali furono la finanziarizzazione (la svolta nelle preferenze degli investitori dalla produzione industriale al cosiddetto FIRE: finanza, assicurazione, immobiliare) e la delocalizzazione della produzione. Il trionfo ideologico della “dottrina del libero mercato”, tendenziosa come al solito, ha riservato altri colpi quando i due aspetti vennero trasformati nella deregolamentazione, nelle pratiche di gestione delle grandi aziende che garantivano enormi ritorni ai dirigenti per profitti a breve termine, e altre decisioni politiche di questo tipo.
La concentrazione della ricchezza ha fatto innalzare ancor più il potere politico, accelerando un circolo vizioso che ha portato straordinari benefici all’1 per cento della popolazione, principalmente dirigenti delle grandi aziende, i gestori degli hedge fund e similari, mentre per la larga maggioranza i salari reali sono rimasti al palo.
In parallelo, il costo delle elezioni è andato alle stesse, mettendo sempre più i due partiti nelle tasche delle grandi aziende. Quello che rimaneva di una democrazia politica è stato ancor più messo a repentaglio quando entrambi i partiti hanno messo all’asta le posizioni dei dirigenti al Congresso, come ha evidenziato l’analista politico del Financial Times, Thomas Ferguson.
“I maggiori partiti politici hanno preso a prestito una pratica dei grandi venditori a dettaglio, come Walmart, Best Buy o Target”, scrive Ferguson: “Unici nelle legislazioni del mondo sviluppato, i partiti del Congresso degli Stati Uniti ora fissano il prezzo per il processo legislativo.” I legislatori che portano più fondi ai partiti vincono la posta in palio.
Il risultato, secondo Ferguson, è che i dibattiti “si affidano pesantemente sulla ripetizione senza fine di una manciata di slogan che sono stati testati sul campo per i loro fascino sui blocchi degli investitori nazionali e dei gruppi di interesse a cui si affida la leadership per ottenere le risorse.” Che il paese sia maledetto.
Prima dello schianto del 2007 del quale sono largamente responsabili, le istituzioni finanziarie post-Età dell’Oro hanno guadagnato un sorprendente potere economico, e hanno più che triplicato la loro parte dei profitti del settore privato. Dopo il collasso, una serie di economisti cominciò a interrogarsi sulla loro funzione in termini esclusivamente economici. Il premio Nobel Robert Solow ha affermato che il loro impatto potrebbe essere negativo: “I loro successi probabilmente aggiungono poco o niente all’efficienza dell’economia reale, mentre i disastri trasferiscono ricchezza dai contribuenti al mondo della finanza.”
Sbriciolando anche i resti della democrazia politica, le istituzioni finanziarie hanno posto le basi per proseguire ancora il processo letale, fino a quando le loro vittime vorranno soffrire in silenzio.

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06.08.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE

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