IL MITO DEGLI UFO NAZISTI

apr 15, 2016 0 comments

Premessa

Sulla tematica degli UFO nazisti in questo blog sono già stati pubblicati degli articoli(tra cui http://informazioneconsapevole.blogspot.it/2015/08/il-mistero-degli-ufo-nazisti1-parte.html) in cui si parla del mistero di tae tematica.Nell'articolo qua riportato e ripreso dal sito "ufo.it" si sostiene che quello degli UFO nazisti sia un mito artificalmente creato dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Qualunque sia la verità, per correttezza di informazione in questo blog viene dato risalto alle diverse opinioni in merito, auspicando che possano essere uno spunto in più per farsi un'idea personale sul tema.

....

Cosa sono

Per "UFO nazisti" si intendono i presunti velivoli a forma discoidale che sarebbero stati progettati e/o realizzati dai tedeschi sul finire della Seconda Guerra Mondiale e, stando ad ulteriori, più recenti versioni della leggenda, sviluppati al punto da diventare vere e proprie astronavi interplanetarie ed addirittura interstellari.
Le storie si possono dividere in due filoni principali abbastanza diversi tra di loro: uno nato nel 1947, contemporaneamente all'apparire dei dischi volanti, e sviluppatosi a partire dal 1950, l'altro, intorno ai primi anni ottanta del secolo ventesimo. In ogni caso non esiste alcun documentato riscontro storico, ma soltanto dichiarazioni di pretesi inventori per il primo filone e ancora più bizzarre elucubrazioni, spesso fantascientifiche, per il secondo.

  Le Origini del Mito

Negli ultimi anni della seconda guerra mondiale i servizi segreti alleati ricevettero una grande quantità di segnalazioni frammentarie, per lo più delle voci, relative a nuove e fantastiche armi in corso di sviluppo da parte dei tedeschi. Una parte di esse si riferiva al vero sviluppo delle V-1 e V-2 o di altri sistemi d'arma, ma molte altre parlavano di fantastici armamenti che spesso sconfinavano nell'immaginazione (missili giganteschi, bombe distruttrici di vario tipo, raggi della morte, ecc ...) e di cui non si trovò poi alcuna traccia storica nei documenti conosciuti catturati alla fine delle ostilità.
A partire dai giorni successivi all'armistizio sul fronte europeo e fin quasi alla fine degli anni '40 la stampa riportò assai spesso notizie relative alla scoperta di progetti tedeschi di nuove armi segrete, soprattutto circa missili ed aerei a reazione, di concezione avanzatissima. Furono pubblicate anche notizie, sempre presentate con una certa aura di mistero, su armi che sembravano uscire dai fumetti di fantascienza: bombe congelanti, gas paralizzanti, raggi della morte, aerei in grado di volare a 10.000 miglia all'ora, enormi satelliti artificiali dotati di specchi per bruciare il nemico e così via. Tra gli altri, nel 1947 il giornalista italiano Lugi Romersa sul settimanale "Oggi" riferì di essere stato testimone dell'esperimento, condotto nell'ottobre 1944 sull'isola baltica di Ruegen, dell'esplosione di una fantomatica "bomba disgregatrice" assai simile negli effetti ad una bomba atomica[1]. Nel 1947 il divulgatore scientifico francese Albert Ducrocq pubblicò un libro dedicato all'argomento delle armi segrete tedesche[2] (in seguito usato come fonte primaria da altri autori e giornalisti, anche italiani) dove accanto ad armamenti e progetti realmente esistenti erano presentati altri che erano del tutto sopravvalutati ed altri ancora che appartenevano con ogni probabilità al regno della fantasia. Lo stesso anno un giornalista argentino pubblicò un libro[3] in cui si affermava che Hitler era scappato da Berlino e, per mezzo di un convoglio di sottomarini di ultima generazione, si era rifugiato in Patagonia o in Antartide, portando con se il meglio dei progetti più avanzati della tecnologia nazista.
Fin dall'immediato dopoguerra una serie di articoli giornalistici, di racconti[4] e di fumetti propagarono l'idea che Hitler fosse ancora vivo o che almeno i suoi scienziati fossero scappati in qualche località remota da dove stavano mettendo a punto delle armi rivoluzionarie per conquistare il mondo. Un curioso libro che toccava questo argomento fu pubblicato in Italia nel 1948[5], mentre lo stesso anno il settimanale "La Domenica del Corriere" pubblicò una serie di quattro articoli[6] in cui si suggeriva che i dischi volanti (ma anche i misteriosi sottomarini osservati nelle acque di diverse nazioni, soprattutto in SUdamerica) fossero delle armi di gruppi di nazisti fuggiti al crollo del Terzo Reich. La letteratura prodotta da allora sul mito della sopravvivenza di Hitler, spesso legata ad una scienza mirabolante, è stata copiosa sia da parte di gruppi neo-nazisti o a loro vicini, sia da altre fonti. [7] Già in occasione delle osservazioni di "razzi fantasma" sulla Scandinavia (e sulla stessa Italia) circolarono delle voci che vedevano in quei misteriosi ordigni dei "razzi postali" per la comunicazione tra cellule naziste. [8]
Nel suo com  plesso l'idea espressa era forte ed affascinante: la malvagia scienza nazista aveva prodotto delle meraviglie tecnologiche quasi incredibili e forse ancora dell'altro. Ora questa tecnologia era stata catturata dagli Alleati (sopratutto dagli americani), ma anche dal nemico russo: il pericolo poteva giungere da armi segrete sovietiche sviluppate proprio sulla base di tecnologia nazista[9]. Nel corso degli anni della guerra fredda, soprattutto sino alla fine degli anni '50, nei paesi occidentali girarono molte voci relative appunto ad improbabili quanto fantastiche armi russe, dischi volanti compresi, di cui poi non si rinvenne alcuna traccia[10]. L'idea del disco volante come invenzione terrestre fu anche alla base del primo lungometraggio dedicato ai dischi, "The Flying Saucer", girato nel 1949 ed uscito negli Stati Uniti il 1° gennaio 1950, anche se il 15 febbraio 1949 era uscito il serial in quindici puntate "Bruce Gentry, Daredevil of the Skies", in cui, per la prima volta sullo schermo, appariva un disco volante terrestre (con tanto di cupola, il tutto realizzato sotto forma di cartone animato) inventato dal cattivo di turno.
Durante l'ondata americana di avvistamenti di dischi volanti del 1947 una delle prime ipotesi fu proprio quella dell'arma segreta, amica o nemica. Fin dai primi di luglio apparvero sulla stampa le affermazioni di chi pretendeva di essere l'inventore dei dischi. Per esempio, un orologiaio di 34 anni di Chattanooga (Tennessee) disse di avere inviato fotografie e disegni di un modello di disco al Dipartimento della Guerra nel 1943, ma gli fu risposto che l'idea non era fattibile, consigliandogli di prendere contatto con l'industria aeronautica privata. Era però convinto che il governo avesse usato il suo progetto per produrre i dischi, che lui riteneva essere propulsi da "energia atomica" (mentre nel suo progetto era azionati da una cinghia di gomma).[11] Un tale ingegnere inglese di nome Ashlin, residente a Valparaiso (Cile) affermò che i dischi volanti erano delle armi segrete. Lui stesso aveva proposto nel 1940 un progetto simile al governo britannico, che, però, lo rifiutò. I dischi erano fatti di un metallo speciale e ruotavano su se stessi a velocità enormi. [12] Un idraulico di Vancouver (Canada) riferì di un proprio progetto per un aeromobile circolare a forma di doppio piatto, che, sebbene giudicato possibile, fu rifiutato dalla Boeing nel 1942[13].
Alcuni militari americani temevano che i dischi potessero essere velivoli sovietici sviluppati sulla base di progetti nazisti. Costoro facevano notare che la forma degli oggetti visti da Arnold era molto simile a quella del prototipo di caccia a reazione tedesco Horten Ho 229. Anche Fred Crisman, uno dei protagonisti del dibattuto falso di Maury Island del 1947, dichiarò di "avere letto su una rivista" che i dischi potevano derivare da una tecnologia catturata ai tedeschi. [14]
L'11 luglio 1947 un tale dottor T.Kelterborn (forse un dentista) scrisse al governatore americano di Francoforte una lettera in cui citava l'articolo di un quotidiano di Dortmund dedicato agli avvistamenti di dischi volanti negli Stati Uniti. Si presentava come l'inventore dei dischi: nel 1944 avrebbe mandato la richiesta di brevetto all'apposito ufficio di Berlino, senza pero' ricevere alcuna risposta. La sua invenzione era probabilmente caduta nelle mani dei Russi, che stavano facendo volare i dischi nei cieli americani. Ovviamente si metteva a disposizione delle autorità americane per rivelare i dettagli della sua invenzione.
Un altro cittadino tedesco, Hans-Adalbert Ahuis, residente a Asnabruck, scrisse una lettera all'ambasciata USA in Germania il 16 Luglio. Si riferiva agli avvistamenti di dischi volanti in America, citando in particolare il ritrovamento di Roswell, ritenendoli seri e non frutto di visioni, e definendosi un esperto. L'uomo affermava di avere sviluppato, nel 1936, un modello di "disco volante". Le sue prestazioni sarebbero state eccellenti e si offriva di proseguire la ricerca e lo sviluppo di questo aereo circolare in un qualche luogo degli Stati Uniti.
Sempre nel 1947, il 5 agosto, un tale Guido Bernhardy di Francoforte scrisse una bizzarra lettera al generale americano Clay per rivelargli il "segreto dei dischi volanti". L'uomo affermava che durante la guerra aveva lavorato in una fabbrica sotterranea tedesca dove venivano sviluppati progetti avanzati di aerei a reazione e di avere saputo che un tale professor Maurer era coinvolto in alcuni progetti atomici destinati ad aumentare la gittata di missili. Inoltre due sensitivi si sarebbero rivolti a lui da poco, affermando di sapere che due professori tedeschi, il già citato Maurer e Kleistow, avevano creato per conto di Hitler (che era ancora vivo, essendo scappato a bordo di un sottomarino appositamente costruito dalla marina tedesca) i dischi volanti che erano stati visti nelle settimane precedenti. Si trattava di armi micidiali: Europa e Stati Uniti sarebbero stati in pericolo di distruzione, se gli Americani non fossero intervenuti per tempo. Tali dischi avevano una dimensione di 7,50 x 3,45 metri, volavano a "1.900 Km" (la stessa velocità riportata da alcuni quotidiani in relazione ai dischi visti in America) ed avevano un'autonomia "da 50 a 60.000 chilometri". I dischi non sarebbero più apparsi fino al 27 agosto, data in cui ci sarebbero stati avvistamenti sul Texas e sul Kansas. Il 24 settembre di quello stesso anno si sarebbe dovuto tenere, alla presenza dello stesso Hitler, il test di lancio sottomarino di quelli che venivano indicati come "proiettili-disco". [15] Sembra che l'uomo fu interrogato dagli stessi militari americani, che lo definirono come "sincero".
Il Denver Post del 9 novembre 1947 pubblicava un articolo in cui si affermava che tre scienziati tedeschi avevano sviluppato in Spagna, sotto la protezione del generalissimo Franco, un "razzo elettromagnetico" che sarebbe stato responsabile degli avvistamenti di dischi volanti sopra il Nord America, nonchè di uno o due incidenti aerei.
Una curiosa notizia fu pubblicata da alcuni quotidiani il 14 maggio 1949: secondo alcuni ufficiali dell'aeronautica militare americana i dischi volanti erano macchine volanti che sfruttavano il principio del giroscopio e provenivano dalla Spagna, dove si erano rifugiati degli scienziati nazisti e forse lo stesso Hitler.
In questo modo l'apparizione di velivoli misteriosi caratterizzati da forme e da prestazioni fuori dal comune veniva subito messa in relazione con un immaginario altrettanto fuori dal comune: quello della misteriosa tecnologia nazista su cui tanto si favoleggiava. Ad essa si attribuivano possibilità prima impensabili e la paradossale fascinazione del male nazista aumentava la credenza che eventi così strani potessero essere ricondotti all'uso di tale tecnologia.
Curiosamente, il 24 marzo 1950 un tale Heinz Hausman dichiarò di avere scattato una fotografia ad un disco volante mentre si trovava sull'isola di Maiorca, L'oggetto era rotondo e mostrava cinque getti luminosi che uscivano dalla sua circonferenza, come prodotti da altrettanti motori. Il concetto dei dischi dotati di motori (a reazione!) collocati lungo il loro bordo era già stato abbozzato da alcuni illustratori, ma venne ripreso negli anni successivi da molti inventori di dischi volanti tedeschi e da un numero ancora maggiore di illustratori. A seguito di quella fotografia, stando ad una rivista italiana[16], un gruppo di ex-appartenenti ad uno speciale reparto della Luftwaffe inviarono una relazione al cancelliere tedesco Adenauer per manifestare il timore che i progetti del "razzo teleguidato V-7" fossero caduti nelle mani di una potenza straniera.


 1950: arrivano gli inventori dei dischi volanti

A partire dalla metà del marzo 1950 in Italia ed in altre nazioni dei continenti europeo ed americano si verificò una grande ondata di avvistamenti UFO, la prima di tale portata a livello planetario. In questo clima di rinnovato interesse per i dischi volanti (che erano ancora in buona parte considerati come possibili armi segrete, visto che solo tra il dicembre 1949 ed il gennaio 1950 negli Stati Uniti un articolo di Donald Keyhoe sulla rivista "True" aveva popolarizzato, come credibile, la possibilità che si trattasse di veicoli spaziali extraterrestri[17]) nacquero altre storie di inventori ed invenzioni tedesche per i dischi volanti.
Parecchi quotidiani americani tra il 10 ed il 12 marzo 1950 (per esempio "The Post Register" e "Oakland Tribune" del 10 marzo) riportarono che il principe Otto d'Asburgo aveva affermato, in una conferenza tenuta a Salem il giorno 9, che i dischi volanti erano dei velivoli russi in missione di rilevamento geografico. Secondo le sue affermazioni. alla fine della guerra i Russi avrebbero acquisito dai Tedeschi nove diverse armi della serie "V", due delle quali erano state poi completamente sviluppate. Una di esse, grazie all'aiuto di scienziati tedesche, avrebbe poi dato origine ai dischi volanti osservati sopra gli Stati Uniti.
Il Giornale d'Italia 25 marzo 1950
Il Giornale d'Italia 25 marzo 1950
In Brasile, il quotidiano "Folha da Manhã" del 16 marzo pubblicò le dichiarazioni del tedesco Niels Cristiansen (una ex-spia nazista, il cui vero nome era Starzicny: vedasi il capitolo successivo), rilasciate in precedenza ad un quotdiano serale: i dischi volanti erano reali e lui, un ingegnere meccanico che si era formato all'università di Breslau con all'attivo un centinaio di brevetti di invenzioni, aveva partecipato allo sviluppo di uno di quei velivoli quando si trovava a Stettino. Sembrerebbe che tali dichiarazioni (che furono poi riprese nuovamente nel 1952) emersero per la prima volta nel 1948, quando il 5 novembre di quell'anno un altro quotidiano brasiliano "Diario do Tarde" ne parlò in un suo articolo.  Nell'edizione del 24-25 marzo 1950 il quotidiano "Il Giornale d'Italia" pubblicò in prima pagina (in almeno due versioni leggermente diverse) un articolo che probabilmente innescò in modo definitivo la leggenda dei cosiddetti "dischi nazisti". In realtà la notizia fu pubblicata lo stesso giorno su numerosi quotidiani americani, proseguendo poi nei giorni 25 e 26, anche con articoli in prima pagina, grazie ai dispacci diffusi dalle agenzie Associated Press e INS (International News Service). L'ingegner Giuseppe Belluzzo (1876-1952), un esperto di fama mondiale nel settore delle turbine e detentore di numerosi brevetti nonché ex-parlamentare e ministro durante il periodo
Giuseppe Belluzzo fotografato nel 1950 mentre legge la prima pagina de "Il Giornale d'Italia"
Giuseppe Belluzzo fotografato nel 1950 mentre legge la prima pagina de "Il Giornale d'Italia"
fascista, affermava che i dischi volanti erano lo sviluppo di un progetto originale italiano del 1942, successivamente passato ai tedeschi, i quali lo perfezionarono. Alla fine della guerra i progetti sarebbero stati catturati, probabilmente dai russi che avrebbero poi costruito quelli che i testimoni occasionali chiamavano "dischi volanti". L'articolo, firmato dallo stesso Belluzzo, era accompagnato da un disegno tecnico e altri ne vennero pubblicati due giorni dopo su un altro quotidiano [18], mentre la notizia venne ripresa da numerosi giornali italiani[19] e, in seguito, anche su una rivista di divulgazione scientifica. [20] Le argomentazioni di Belluzzo sarebbero state smentite qualche giorno dopo dall'ex generale Ranza dell'aviazione italiana. Fu così che la storia dei dischi volanti come armi segrete italo-tedesche fu ripresa da molti quotidiani in diverse nazioni, Germania compresa [21]: dopotutto appariva una spiegazione accettabile, visto il contesto in cui nasceva, e sicuramente meno fantastica della possibile origine extraterrestre. Il 1 aprile "Il Giornale d'Italia" pubblicava un commento di Belluzzo in risposta ad una lettera di un lettore sul suo articolo di una settimana prima.
Il quotidiano "Pomeriggio" del 29 marzo 1950 riferì la storia di un fisico tedesco di nome Walter Hesse che avrebbe progettato, durante la guerra, un "disco volante" dotato di turboreattori capaci di imprimere un forte movimento rotatorio. Alla fine della guerra scappò dal laboratorio segreto, controllato da un gruppo di SS, in cui lavorava, portando con sè tutta la documentazione sul progetto. Successivamente si consegnò ai Russi, i quali lo portarono in una base a collaborare con altri connazionali per continuare lo sviluppo dei dischi che Hesse, all'epoca riparato in Svezia, definiva come velivoli realizzati dai sovietici. La notizia fu riportata anche il giorno 30 dal quotidiano "Il Giornale dell'Emilia".
Der Spiegel 30 marzo 1950
Der Spiegel 30 marzo 1950
Rudolf Schriever nel 1950 mentre sta disegnando uno schizzo della sua "invenzione"
Rudolf Schriever nel 1950 mentre sta disegnando uno schizzo della sua "invenzione"
Fu proprio in Germania che il 30 marzo 1950 il popolare settimanale "Der Spiegel"[22]pubblicò un articolo che sarebbe diventato un cardine principale dell'intera leggenda. In esso si citavano le dichiarazioni di Belluzzo, ma, soprattutto, vi era intervistato Rudolf Schriever. Secondo l'uomo (nato l'8 dicembre 1909 e presentato come un ingegnere aeronautico, che a quel tempo lavorava come autista per l'esercito americano. In realtà aveva iniziato la sua attività come marinaio, per poi diventare pilota civile e quindi pilota collaudatore presso la società Eger, peraltro senza alcun background tecnico-scientifico specifico), lui aveva progettato una sorta di "elicottero a reazione" di forma circolare e di 14,4 metri di diametro, con tre motori a reazione collocati sotto le pale di un'enorme turbina al cui centro c'era la cabina di pilotaggio (3,6 metri di diametro e 3,2 metri di altezza), capace di alzarsi in volo verticalmente e di prestazioni eccezionali (6.000 chilometri di autonomia e 4.200 Km/h di velocità). Il 15 aprile 1945, a Praga, il progetto era quasi pronto, ma egli dovette fuggire per l'avanzata dei russi portando con se sia una copia dei documenti sia un modello del velivolo. Il 4 agosto 1948, però, progetti e modello gli furono rubati. Schriever riteneva che i progettisti che avevano lavorato con lui avessero realizzato la sua creatura per una potenza straniera (l'Unione Sovietica), dichiarandosi in grado di poterla riprodurre e di farla volare. Per lui i "dischi volanti" erano reali e sapeva bene cosa erano.
Il tema di fondo delle affermazioni di Schriever è simile a quello che altri pretesi inventori dei dischi volanti che apparvero in Germania a partire dal 1947: l'essere in grado di produrre dei velivoli con prestazioni avanzate (ma assolutamente improbabili dal punto di vista aeronautico, come alcuni esperti di aviazione hanno fatto notare[23], al di là della completa mancanza di riferimenti storici oggettivi presenti negli archivi ufficiali tedeschi), mettendosi a disposizione degli americani e conseguendo dei vantaggi economici in una situazione di vita difficile. Una situazione piuttosto simile riguardò, fino ai primissimi anni cinquanta, anche altri settori, per esempio quello dell'ancora misteriosa energia atomica. Tecnici e scienziati più o meno improvvisati e di diverse nazionalità si offrirono a vari governi per disporre di armi o tecnologie atomiche attraverso vie non convenzionali. [24]
La notizia della supposta invenzione di Schriever fu ripresa parecchie volte dalla stampa tedesca nei giorni successivi, ma anche da numerosi giornali internazionali (tra cui molti americani, con articoli in prima pagina, talvolta completi della ricostruzione grafica del velivolo). Il 2 aprile il settimanale "Heim und Welt"[25] p  resentò ancora l'intervista all'uomo, aggiungendo tre illustrazioni che mostravano la "trottola volante" a terra ed in volo, illustrazioni che sarebbero state riprese nel novembre 1954 dalla rivista francese "Tout Savoir".

Die Strasse 9 aprile 1950 - Ricostruzione dell'elicottero a reazione di Schnittke
Die Strasse 9 aprile 1950 - Ricostruzione dell'elicottero a reazione di Schnittke
Il settimanale "Die Strasse" di Amburgo del 9 aprile 1950 pubblicò un ampio articolo corredato da un'ampia illustrazione di una sorta di elicottero a reazione. In esso si accennava alle dichiarazioni di Belluzzo sulla stampa italiana e al fatto che l'ingegnere avesse affermato che con lui avevano collaborato due ingegneri tedeschi, Kurt Schnittke di Regensburg e un certo Rentel, che nel 1945 sarebbe passato con i sovietici, aiutandoli, con altri tecnici tedeschi, a costruire i loro "dischi". Un giornalista del settimanale rintracciò Schnittke, ma non è chiaro se fu veramente Belluzzo a parlare dei due tedeschi o se invece fu lo stesso Schnittke e/o "Die Strasse" a creare un tale collegamento per creare un sostegno indiretto alle proprie dichiarazioni (un atteggiamento questo piuttosto frequente nelle storie degli "UFO nazisti"). Al momento, non si è a conoscenza di altre fonti (eccetto la tedesca "Volkszeitung" del 22 aprile 1950, che molto probabilmente riprese quanto pubblicato dal settimanale di Amburgo) che riportano affermazioni di Belluzzo di questo tipo. L'atteggiamento di fondo dell'articolo (come della maggior parte degli altri sullo stesso argomento pubblicati dalla stampa tedesca) può definirsi "patriottico". Schnittke affermava che il contributo dei tedeschi al progetto di Belluzzo era stato fondamentale: lui aveva cominciato a lavorare sul progetto di un velivolo ad ala rotante, il cui compito era quello di esplodere in mezzo alle formazioni di bombarideri, fin dal marzo 1943. Si trattava di un corpo centrale vagamente sferoidale (contenente i serbatoi del carburante, gli apparati di radiocontrollo ed un carrello di atterraggio) a cui erano fissate due ali di 26 metri di lunghezza e 3 di larghezza (un progetto successivo avrebbe raddoppiato queste misure), che ruotavano vorticosamente attorno ad esso. Alle loro estremità, infatti, era collocato un motore razzo (dello stesso tipo usato per il caccia-razzo Me163). Il velivolo raggiungeva in un minuto la sua quota massima di 10.000 metri, assumendo di notte l'aspetto di un disco luminoso in virtù degli scarichi fiammeggianti lasciati dai motori che ruotavano.
Wochenend 13 aprile 1950 - Ricostruzione grafica di un progetto del 1938
Wochenend 13 aprile 1950 - Ricostruzione grafica di un progetto del 1938
Il 13 aprile "Wochenend" uscì con un articolo in cui un tale ingegnere Carl Wagner riferiva in una lettera di avere visto i progetti di un "disco volante" (in realtà un velivolo rivoluzionario a metà tra un elicottero ed un aereo tutt'ala) nel 1938 e di averne sentito poi parlare nel 1943. Le sue dichiarazioni, molto simili a quelle di Belluzzo, sarebbero state scritte e spedite prima della comparsa dell'articolo de "Il Giornale d'Italia". La descrizione di questo disco era accompagnata da uno schema e da una rappresentazione artistica di grandi dimensioni, che mostrava il progetto: una cabina ovoidale attorno a cui ruotava un anello esterno su cui erano poste delle alette da ognuna delle quali usciva l'ugello di motore a reazione per fornire il movimento rotatorio all'anello stesso. Un altro jet era posto nella parte posteriore della cabina, un particolare questo che sarà ripreso da disegni successivi, soprattutto quelli presentati dal tedesco Klass intorno alla metà degli anni sessanta. C'era anche una piccola fotografia di Belluzzo intento a leggere la prima pagina del "Giornale d'Italia" con il suo primo articolo. Secondo l'esperto di aviazione tedesco Horst-Dieter Lux, intervistato dalla rivista, il progetto aveva senso e poteva essere definito come un nuovo tipo di elicottero, tecnicamente in grado di volare.
Nel primo numero del settimanale tedesco "Kristall", uscito in una data imprecisata del 1950 fu pubblicato l'articolo "Wir konstruierten Fliegende Teller" ("Abbiamo progettato i piatti volanti") in cui venivano presentati due distinti progetti. Il primo, di un tale ing. Georg Sautier (che secondo una fonte sarebbe uno pseudonimo usato da George Klein, di cui si parla nel capitolo successivo), era relativo ad un disco rotante attorno ad una cabina centrale, da cui emergevano quattro ugelli di scarico. Due illustrazioni ed alcuni disegni  mostravano graficamente l'idea del disco, che sarebbe stata negli anni successivi ripresa da altre fonti, tra cui un famoso articolo pubblicato sul numero 9 del 1975 della rivista aeronautica "Luftart International". Uun paio di quelle illustrazioni erano le stesse pubblicate anche su "Wochenend" del 13 aprile, dove però il progetto era attribuito a Carl Wagner.
Pochi giorni dopo la pubblicazione delle dichiarazioni di Giuseppe Belluzzo il quotidiano "Il Giornale dell'Emilia"[26] pubblicò alcune notizie riferite da un ex-capostazione, tale Lino Saglioni (che sembra inviò una lettera al giornale proprio per confermare le dichiarazioni di Belluzzo). L'uomo affermava, sia per esperienza diretta che sulla base di informazioni ricevute da "persone degne di fede" negli ultimi anni della guerra, che degli scienziati italiani nel 1942 avevano osservato delle "manifestazioni casuali di fenomeni fisici" durante la sperimentazioni di turbine, concependo la possibilità di sviluppo di un nuovo velivolo denominato "sfera volante" (il riferimento indiretto a Belluzzo è palese). I tedeschi avevano poi ricevuto dagli italiani i progetti per lo sviluppo della nuova arma (una "sfera molto schiacciata ai poli") ed avevano creato un apposito di centro di ricerca nel nord-est della Norvegia, non lontano dallo stabilimento dove veniva prodotta l'acqua pesante per le applicazioni atomiche. Saglioni sarebbe stato reclutato in un reparto speciale di commandos britannici destinato a sabotare quelle installazioni segrete, ma non partecipò all'operazione, che fallì con la morte di tutti soldati (stranamente ad opera della Gestapo, come riferì una fonte successiva[27]). Il rivoluzionario velivolo sarebbe stato radiocomandato mediante un sistema che gli scienziati tedeschi chiamavano "radiocomando acustico". Dopo la guerra i progetti sarebbero stati perfezionati dagli anglo-americani prima e dai russi poi, diventando i "dischi volanti" osservati nei cieli. Sebbene le dichiarazioni dell'uomo mostrano ambiguità, sembrano essere riprese dalle vicende già romanzate dell'azione dei commandos britannici contro gli stabilimenti norvegesi dell'acqua pesante, e non hanno alcun riscontro storico, Renato Vesco fece sua questa storia e la usò per sviluppare le sue tesi in merito all'esistenza dei rivoluzionari caccia rotondi tedeschi "Kugelblitz" e "Feurball", progenitori dei dischi volanti. Un altro "inventore", Giovanni Dalla Bona, fu presentato dal quotidiano "Alto Adige"[28]: dichiarò che i dischi volanti erano stati inventati da lui, ma che i progetti furono poi inviati in Germania dalle autorità italiane nel 1939. Grazie alla diffusione delle affermazioni di Belluzzo prima e di Schriever poi, apparvero tutta una serie di personaggi che, anche negli anni successivi, si presentarono come i "veri" inventori dei dischi. Dopotutto, se i giornali avevano dato spazio ad altri, potevano darlo anche a loro e consegnarli qualche sprazzo di notorietà.
Wochen Echo, 21 maggio 1950
Wochen Echo, 21 maggio 1950
Alcuni quotidiani italiani[29] pubblicarono, intorno alla meta' di aprile del 1950, le dichiarazioni di un certo Hans Kosinski, dichiaratosi ex-capitano della Luftwaffe, che si trovava a Perugia. Secondo l'uomo i servizi tecnici della Wermacht durante la guerra avevano sviluppato un potentissimo e rivoluzionario carburante che sarebbe stato poi utilizzato per la propulsione di un velivolo circolare. Nel 1944 questo effettuò il suo primo volo, dimostrando un'autonomia eccezionale ed una velocità ascensionale supersonica. Solo cinque esemplari vennero costruiti, successivamente nascosti per ordine di Hitler durante l'invasione della Germania. I conque dischi sarebbero stati quindi smontati e trasferiti nell'isola della Regina Maud, in Antartide. Questa notizia aveva al suo interno alcuni concetti (es.: il volo di prova nel 1944) che saranno ripresi due anni dopo ed oltre da altri pretesi inventori e testimoni, nonchè la curiosa saldatura tra le voci ricorrenti di fuga di scienziati nazisti (e dello stesso Hitler) in Antartide, all'interno di basi segrete, e la novità delle possibili fantastiche armi rappresentate dai dischi volanti.
Più in generale, comunque, molti commentatori affermarono a più riprese che i dischi volanti non erano nient'altro che velivoli terrestri particolarmente avanzati. Il 26 marzo il giornalista americano Walter Winchell affermò che i dischi erano di provenienza sovietica, ma il giorno dopo il radio giornalista Henry Taylor riassicurò la popolazione annunciando che i dischi erano armi segrete americane. L'articolo venne ripreso dalla stampa internazionale, dando poi origine ad altri interventi basati sul concetto che i dischi volanti erano comunque frutto della tecnologia di qualche potenza. Per esempio, nel numero del 22 aprile del quotidiano di Amburgo "Freie Presse" si affermava che questi velivoli erano mossi da turbine a reazione e che decollavano come un elicottero (probabilmente riprendendo le notizie degli inventori dei giorni precedenti). Il "Neue Presse" del 25 aprile riferiva che i dischi erano probabilmente deigli aerei "tutt'ala", il cui studio era iniziato nel 1910 da parte del pioniere tedesco Hugo Junkers e che altri tecnici tedeschi avevano dato un contributo decisivo al loro sviluppo. Questa situazione tendeva a confermare reciprocamente e indirettamente le dichiarazioni degli inventori da una parte e quella dei commentatori che, dall'altra parte, stavano cercando di trovare un'alternativa più accettabile all'idea, che si stava sviluppando prepotentemente in quel periodo, per cui i dischi erano astronavi extraterrestri. Il risultato fu che le storie degli inventori ebbero sufficientemente credito e, grazie anche alle sopravvalutate possibilità attribuite alla scienza nazista, furono considerate quantomeno possibili, tanto da essere riprese regolarmente in considerazione negli anni successivi (anche per "invenzioni" successive alla fine della seconda guerra mondiale, come, per esempio, il disco di 1,5 metri di diametro del tedesco Curt Piltz[30]).
Amazing Stories luglio 1943 - Illustrazione interna
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