La mappa del terrorismo islamico in Italia: dove si nascondono e quali sono tutte le zone a rischio

ott 3, 2017 0 comments
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Di Guido Ruotolo
Aprilia. Venezia e Genova. Ma anche Bologna, Lecco, Bari, Alessandria, Crotone, Ischitella (Fg) e Perugia. Poi Roma e Brindisi. Insomma dalle Alpi al tacco dello Stivale, la mappa del terrorismo islamico in Italia passa attraverso queste città. E racconta degli arresti fatti nel solo 2017, non tenendo conto delle decine di espulsioni per motivi di sicurezza nazionale di sospettati di terrorismo.
Sono molti di più di quanto potessimo immaginare. Foreign fighters, terroristi formati all’estero, fai-da-te, lupi solitari. Di positivo c’è che sta funzionando l’attività di contrasto e di prevenzione della nostra intelligence, dell’Antiterrorismo e dei nostri apparati di sicurezza. Se poi aggiungiamo gli 80 espulsi dal primo gennaio 2017 per motivi di sicurezza nazionale, il quadro che emerge è di un Paese, l’Italia, in perenne osservazione da parte di terroristi che ci vivono, che l’attraversano, che progettano attentati o sono in procinto di andare a colpire all’estero.
L’altro giorno, il primo ottobre, a Marsiglia, un tunisino alla stazione ferroviaria di St-Charles ha accoltellato, uccidendole, due ragazze di 17 e 20 anni, gridando “Allah u Akbar” (Allah è grande). Ahmed Hanaci aveva precedenti per furto e spaccio, così come l’aveva sua moglie Ramona, con la quale aveva vissuto insieme fino a tre anni fa ad Aprilia, provincia di Latina. Separati, i nostri 007 stanno ora cercando di capire se il terrorista era tornato o aveva mantenuto dei rapporti ad Aprilia, a Latina, insomma in Italia.
Nella mappa dei terroristi arrestati in questi primi mesi del 2017 colpisce che spesso ci troviamo di fronte a soggetti già arrestati o indagati per reati di criminalità spicciola, furti o spaccio, come nel caso del terrorista che è entrato in azione a Marsiglia. E l’altro dato costante è che gran parte degli arrestati è di nazionalità tunisina.
Il 4 agosto a Genova finisce in carcere Nabil Benamir per maltrattamenti e lesioni. Era un foreign fighters olandese che era stato in Siria e Iraq. Poi a Venezia, per addestrare i giovani jihadisti alla fabbricazione e all’utilizzo di esplosivi.
Un altro tunisino, questa volta a Bologna, Riadh Ben Belgacem, viene arrestato il 28 luglio perché deve scontare in carcere una pena di 10 mesi. Arrestato nel 2001 a Milano per partecipazione al Gruppo Salafita per la predicazione e il combattimento fino al 2016 è stato un collaboratore di giustizia. Gli è stato revocato lo status di pentito per il suo atteggiamento ostile nei confronti delle istituzioni.
Che personaggio Abdessalam Ghaith, un giovane tunisino arrestato il 13 luglio a Lecco per violazione al divieto di reingresso e per il reato di resistenza e violenza a pubblico ufficiale. E gli è stato notificato da Milano un provvedimento di esecuzione pena a un anno e due mesi per una rapina. Il 24 giugno era stato fermato con altri 10 connazionali a Linosa, dove erano sbarcati. Era già stato rimpatriato con decreto di espulsione nel dicembre del 2015 e un nuovo decreto di espulsione gli era stato notificato il 3 luglio. Suo fratello, Ghassan, un foreign fighters, era in contatto con altri jihadisti partiti dall’Italia per andare in Siria.
A Bari, invece, viene arrestato il 5 luglio un ceceno, Eli Bombataliev, custode del luogo di culto islamico “al Dawa” di Foggia. Sospettato di far parte dell’Emirato del Caucaso e dello Stato Islamico, confessò a una sua connazionale di essere ricercato per un attentato nel dicembre del 2014 nella capitale della Cecenia, Grozny.
È il turno di una convertita italiana, Lara Bombonati, fermata ad Alessandria il 23 giugno per partecipazione a una associazione con finalità di terrorismo internazionale. È una foreign fighter. Sono stati i suoi familiari a denunciare la sua scomparsa dal domicilio di Istanbul, dove si era trasferita nel 2014 con il marito (morto alla fine del 2016). Il 15 gennaio scorso viene fermata dalle autorità turche in una regione confinante con la Siria e rispedita in Italia il 10 febbraio scorso. Dai suoi supporti telematici, dal suo smartphone, vengono recuperati documenti sulla nascita di una formazione alqaedista, Hay’at Tahir Al Sham.
Il 9 giugno nel centro di accoglienza di Crotone viene arrestato un iracheno, Hamyar Abbs Hussein, per istigazione a commettere reati di terrorismo con l’aggravante dell’uso di mezzi telematici. Era sbarcato in Puglia nel 2012 e tentava di fare proseliti nel centro di accoglienza calabrese.
Stavano imbarcandosi per Malta, due siriani, Walid Eibo e Ahmad Almohamad, arrestati il 25 maggio  per documenti falsi e partecipazione ad associazione con finalità di terrorismo internazionale.
Nato a Milano da madre italiana e padre tunisino, Ismail Tommaso Hosni, residente a Ischitella (Fg), è stato arrestato alla stazione di Milano per aver ferito con due coltelli due militari e un agente della polizia ferroviaria che lo avevano fermato per un controllo. Dal suo profilo Facebook è emerso che Il giovani ventunenne era contiguo all’estremismo islamico.
Un bel gruppetto di kossovari terroristi è stato neutralizzato a Venezia, il 30 marzo. Bekaj Fisnik, il capo, Haziraj Dake e Babaj Arjan sono finiti in carcere mentre è stato denunciato il minorenne Morina Arjan. Per tutti l’accusa è di partecipazione all’associazione con finalità di terrorismo internazionale. Altri tre kosovari amici del gruppo sono stati rimpatriati il 2aprile scorso.
Il gruppetto aveva commentato positivamente l’attacco terroristico di Londra del 22 marzo e stava discutendo la possibilità di realizzare un attentato anche in Italia. Inquietante la frase intercettata Al minorenne Morina Arjan : «Con Venezia guadagni subito il paradiso per quanti miscredenti ci sono qua. Ad avere una bomba… a Rialto».
Il 22 marzo  il gip di Perugia firma l’arresto di tre tunisini e un marocchino (Ghassen Hammani, Madd Jridi, Mehdi Ben Zaied e Omar Nmichi) per apologia di terrorismo con l’aggravante di uso di mezzi telematici. Lo stesso reato che ha portato in carcere a Bari, l’8 febbraio, il tunisino Kamel Sadraoui. Anche lui postava su Facebook messaggi a favore dell’Is.
Da noi era ricercato per rapina, lesioni personali, resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale, ma la Spagna aveva spiccato nei suoi confronti un mandato d’arresto europeo per terrorismo, perché avrebbe tentato di andare in Siria per arruolarsi con l’Is. Il 31 gennaio Yahya Nouri viene arrestato sul treno Verona-Innsbruck dalla polizia ferroviaria del Brennero. Dalle indagini, Nouri era in contatto con il terrorista marocchino Hicham El Hanaci, arrestato nel 2016 a Marsiglia. I francesi hanno ipotizzato che stesse progettando un attacco terroristico.
Il 10 gennaio viene arrestato a Roma un altro tunisino, Suber Haidi, accusato di far parte di Ansar al Shari’a. Mentre il 2 gennaio viene fermato un congolese, Lutumba Nkanga, residente in Germania con un altro cittadino tedesco di origine marocchina, Soufiane Amri. Dai suoi cellulari erano stati recuperati testi ideologici e religiosi in lingua tedesca, che incitavano allo jihad. Gli uomini della Polizia Postale hanno scaricato mille tra video e foto di decapitazioni o uccisioni.

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